Young Together: quando giovani europei e rifugiati dividono casa.

Le risate insieme, le discussioni, le serate passate a raccontarsi tutto. Vivere in una casa in condivisione per molti giovani è un’esperienza importante, da cui nascono spesso amicizie che durano ben oltre la scadenza del contratto di affitto. E se il coinquilino è un ragazzo rifugiato, arrivato in Italia con il suo pesante bagaglio di sofferenze, ma con lo stesso mix di paura, curiosità ed entusiasmo per il futuro, le possibilità di crescere e migliorarsi reciprocamente, sono ancora di più. Ed è ai giovani che si rivolge Young Together il progetto lanciato dal Cir (Consiglio italiano per i rifiugiati) e da Refugees Welcome con l’obiettivo di promuovere il co-housing tra ragazzi europei sotto i 35 anni e giovani rifugiati, nelle città di Roma, Verona, Lecce, Milano, Torino, Genova e Catania.

Nella Capitale partiranno in questi giorni le prime convivenze. Giulia, 27 anni, vive con il compagno, Tommaso, 28, in una casa a Monteverde. Dove, dalla prossima settimana, andrà a vivere anche Amira, una ragazza somala di 22 anni, arrivata in Italia tre anni fa. “Con Amira è stato un colpo di fulmine: ci siamo trovati in sintonia fin dal primo incontro. Siamo rimasti colpiti dalla sua voglia di fare: la mattina fa servizio civile, il pomeriggio studia per la licenza media. Sappiamo che ci potrebbero essere dei momenti di difficoltà, ma non ci spaventano.La voce energica e piena di entusiasmo di chi non vede l’ora di iniziare una nuova avventura. “Se non lo facciamo noi a 27 anni chi dovrebbe farlo? Tutti dicono che noi giovani siamo il futuro, allora cerchiamo di esserlo davvero. Faremo il possibile per mettere Amira a suo agio. Vogliamo che si senta parte della nostra famiglia, perché, in un certo senso lo è già: abbiamo amici e parenti che non vedono l’ora di conoscerla. Speriamo che ci aiuti a crescere e ad imparare tanto, perché è questo il senso del progetto”.

Annika è una ragazza tedesca di 27 anni, che si è trasferita a Roma per lavoro. Vive al Pigneto e, a fine mese, inizierà la convivenza con Sahel, ventunenne arrivato dalla Somalia. “In Germania la convivenza tra giovani e ragazzi rifugiati è una realtà consolidata, in Italia, invece, si conosce ancora poco. Il progetto “Young Together”, in questo senso, è una novità. Sono molto felice di poter partecipare. Il primo incontro con Sahal è stato molto informale e tranquillo: ho studiato e lavorato in diverse città europee, vivendo sempre in case in condivisione e non mi è mai importato del colore della pelle dei miei coinquilini. Per questo mi è sembrato di trovarmi in uno dei normali incontri che si fanno quando in un appartamento c’è una stanza libera e si deve trovare una persona a cui affittarla. Mi è già capitato di ospitare un rifugiato con Refugees Welcome ed è stata un’esperienza molto formativa: ho visto da vicino le difficoltà che vive ogni giorno chi è costretto a lasciare il proprio Paese per cercare fortuna altrove, gli sguardi diffidenti delle persone, la fatica di trovare un lavoro. È giusto che chi ne ha la possibilità faccia la sua parte per aiutare queste persone”.

 

 

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