Quando incontriamo Amin e la famiglia che lo ospita – Marianna, Walter e i figli Letizia, Filippo e Corrado – quello che colpisce è la complicità che li lega: sguardi di intesa, grandi sorrisi e molta ironia. Un affiatamento che, dopo un iniziale assestamento, è cresciuto giorno dopo giorno, fino a diventare un’amicizia profonda. “Non nascondo che, i primi tempi, ci sono state delle piccole incomprensioni legate a differenze culturali e linguistiche, come è normale che sia”, racconta Marianna, “il nostro approccio è stato molto pragmatico: abbiamo subito affrontato la cosa, parlandone e cercando di chiarire, per evitare che il problema si ingigantisse. Ha funzionato”, conclude. “All’inizio ci siamo studiati a vicenda e da lì è stato un crescendo”, aggiunge Walter.
La fiducia è senza dubbio uno degli aspetti fondamentali su cui è stata costruita una convivenza che ormai va avanti da più di un anno. Racconta Amin: “sono una persona un po’ timida, ma appena capisco di potermi fidare, le resistenze vengono meno. È successo così anche con Marianna e Walter. Con loro mi sento a mio agio e libero, posso dire quello che penso senza paura di essere giudicato”.
Amin è un giovane somalo che, come molti suoi connazionali, è stato costretto a lasciare un paese da molti considerato “fallito” e afflitto da instabilità cronica e violenza diffusa, di cui, troppo spesso, è la popolazione civile a esserne vittima. Dopo un viaggio lungo e pericoloso, è arrivato in provincia di Milano, dove ha vissuto in un centro d’accoglienza, fino a quando non gli è stato proposto di trasferirsi a casa di Walter e Marianna a Cornate d’Adda. “L’idea dell’accoglienza in famiglia mi è piaciuta subito, perché sentivo di aver bisogno di stabilità, di creare dei legami. Nei centri, non sempre è possibile costruire dei rapporti personali. Ho pensato che fosse una bella opportunità per me”, racconta il ragazzo.
L’idea dell’accoglienza in famiglia mi è piaciuta subito, perché sentivo di aver bisogno di stabilità, di creare dei legami. Con Marianna e Walter mi sento libero. Posso dire quello che penso senza paura di essere giudicato.
Amin

“Abbiamo deciso di aprire le porte di casa perché desideriamo insegnare ai nostri figli e figlie che la diversità è ricchezza. Conoscere è fondamentale per crescere con una mente aperta e libera”, raccontano Walter e Marianna. “Amin ha creato un rapporto molto bello e spontaneo con Letizia, Corrado e Filippo. È un fratello maggiore e si prende cura di loro”. Letizia conferma: “giochiamo insieme, ci facciamo un sacco di risate”.
“Sono abituato a stare con i bambini, in Somalia ho lasciato i miei fratelli più piccoli. Per me è stato come ritrovare un pezzo della mia famiglia, che mi manca tantissimo. È bello essere circondato dal loro entusiasmo, mi mette di buon umore e mi fa sentire a casa”, racconta Amin.
Il percorso di accoglienza in famiglia si è rivelato fondamentale per garantire al giovane somalo un futuro in Italia, aiutandolo ad allargare la propria rete sociale e a trovare una stabilità economica. “Amin si è inserito in modo naturale nella nostra famiglia allargata, che comprende anche tutti i parenti. Ormai è davvero uno di noi, partecipa a pranzi e cene con amici, amiche e familiari. Gli vogliono tutti bene e mio fratello lo ha anche assunto nel suo colorificio”, racconta Marianna. “Questa famiglia è stata come una porta di accesso nella società. Ho conosciuto tantissime persone, ho fatto amicizia in paese, ho trovato un lavoro sicuro. Le relazioni umane fanno la differenza, sotto vari punti di vista”, condivide Amin. “Ormai ha la sua comitiva, la sera esce per conto suo senza coinvolgerci”, aggiunge, scherzando, Marianna. Fra i vari momenti di condivisione, anche gite fuori porta e un viaggio in Grecia. “Una esperienza indimenticabile”, ricorda Amin.
Amin ci ha insegnato ad affrontare la vita con maggiore leggerezza, a sdrammatizzare. Nonostante tutto quello che ha passato, o forse proprio per questo, ha sempre il sorriso sulle labbra. È un esempio per tutti e tutte.
Marianna e Walter

L’amicizia di Walter e Marianna è stata fondamentale per costruirmi un futuro e per sentirmi, finalmente, parte della comunità in cui vivo.
Amin
Come diciamo sempre, l’accoglienza fa bene a tutti e tutte: anche in questo caso a beneficiarne non è stata solo la persona accolta, ma anche chi ha offerto ospitalità. “Amin ci ha insegnato a vedere le cose in una prospettiva diversa, ad affrontare la vita con maggiore leggerezza, a sdrammatizzare. Nonostante tutto quello che ha passato, o forse proprio per questo, ha sempre il sorriso sulle labbra di fronte alle difficoltà. È un esempio per noi adulti, ma anche per i bambini”.
Dopo più di un anno, la convivenza ora volge al termine, nel miglior modo possibile: l’autonomia è stata raggiunta. Grazie ad un contratto di lavoro a tempo indeterminato, Amin ha ottenuto un mutuo ed è pronto ad acquistare una casa tutta per sé, a pochi metri di distanza da quella della famiglia Crippa. Un passo importante, fino a qualche mese fa impensabile, che riempie tutti di gioia e orgoglio. “Siamo contentissimi di aver accompagnato Amin in questo viaggio verso l’indipendenza. Aveva bisogno di una mano per compiere gli ultimi passi e ora può spiccare il volo. Lascerà un vuoto enorme nella nostra quotidianità, perché è ormai, a tutti gli effetti, parte di questa famiglia, ma per fortuna si sposterà solo di qualche metro”, commenta la coppia.
“Credevo che avere una casa di mia proprietà, in Italia, fosse un sono irrealizzabile. Senza Marianna e Walter tutto questo non sarebbe stato possibile. La loro amicizia è stata fondamentale per costruirmi un futuro e per sentirmi, finalmente, parte della comunità“.