Fred e Nabi sono due ragazzi ivoriani di 19 anni , arrivati in Italia ancora minorenni dopo un viaggio lungo e duro, entrambi nel 2016. Così diversi, eppure uniti in un percorso che giorno dopo giorno li ha visti condividere praticamente tutto.

Assieme hanno affrontato tutta la loro avventura nel nostro Paese: il centro di accoglienza, l’inizio degli studi in falegnameria, la patente, lo stage in una libreria in centro città per rendersi indipendenti, l’esperienza in famiglia grazie a Refugees Welcome Italia.

Tuttavia la vita spesso si rivela imprevedibile. E così, da un giorno all’altro, a causa della pandemia, Fred e Nabi si sono ritrovati senza stage, e senza tutte le attività con cui si stavano costruendo un futuro. Perché se è vero che di fronte al virus siamo tutti uguali, è altrettanto vero che l’epidemia di coronavirus rende tragicamente evidenti le disuguaglianze e la precarietà in cui vivono molti ragazzi come Fred e Nabi, scappati da soli, a 16 anni,  per cercare un futuro migliore in un Paese straniero e coinvolti in una pandemia inaspettata e drammatica durante la quale si sono subito offerti per “dare una mano”, collaborando con una associazione di volontariato per offrire cibo ai più poveri.

Nel terzo e ultimo episodio di Through my eyes, i dure ragazzi, telecamera alla meno, hanno raccontato questa loro esperienza di quarantena: un racconto dolce-amaro in cui emerge tutta la loro umanità.

 

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