“Through my eyes”: la storia di Abdullahi attraverso gli occhi di Abdullahi
La storia di Abdullahi attraverso gli occhi di Abdullahi. Così comincia “Through my eyes”, progetto di video partecipativo promosso promosso da Refugees Welcome Italia e finanziato nell’ambito del progetto Frame, voice, report!. Da qualche mese una documentarista, Beatrice Surano, sta lavorando con Abdullahi, un giovane di origini somale che oggi si trova in famiglia a San Mauro Torinese grazie all’attività dell’associazione nell’area torinese.
L’obiettivo finale è proprio costruire la narrazione dell’accoglienza non solo attraverso gli occhi dei protagonisti, intesi come testimoni o punto di vista “esterno. “Through my eyes” ha la volontà di lasciare loro l’onere e l’onore di indicare il punto di vista, il fuoco e l’obiettivo (appunto), anche in termini cinematografici.
Saranno Abdullahi e gli altri protagonisti del progetto a condurre il gioco con la telecamera.
“Per lo sviluppo del video – spiega Beatrice Surano – si intende quindi utilizzare una modalità partecipativa. Questo tipo di approccio si basa sul concetto di coinvolgimento diretto dei soggetti protagonisti, dalla strutturazione dell’idea alla produzione dei contenuti. Il valore aggiunto nell’utilizzo di questo tipo di metodologia è creare un prodotto finale che tenga fortemente conto del punto di vista dei partecipanti. Non è quindi un processo puramente osservativo, ma collaborativo”.
A che punto siamo? “Through my eyes” richiede formazione e i primi incontri, così come per gli altri migranti coinvolti, saranno dedicati a imparare il linguaggio della luce, le inquadrature, le scene da selezionare per evidenziare i nuovi percorsi di accoglienza che stanno vivendo.
Con il giovane accolto nel torinese, però, è già stato possibile scorgere i frammenti della sua esperienza in famiglia: una gita domenicale e la partita a calcio in cortile col fratellino con le maglie delle squadre di casa a Torino. E ha raccolto immagini sulle colline che appaiono fuori dalla finestra della sua cameretta. Infine si è puntato contro la videocamera per accennare la sua storia di fuga e accoglienza, in una sorta di sguardo allo specchio che punta a riprodurre un discorso faccia a faccia con lo spettatore.
Dopo le settimane di lavoro con Abdullahi, “Through my eyes” è pronto a continuare il suo viaggio, con una nuova tappa e con nuove storie in altre situazioni, in altre città e in altre case.
Tra analogie e differenze, punti in comune e distanze più o meno marcate, “Through my eyes” sarà anche documentato con un diario di viaggio proprio per sottolineare la doppia valenza degli incontri: la realizzazione di un racconto finale, ma, nel frattempo, per Refugees Welcome è importante documentare il processo che porterà al traguardo.