Soddisfazione per l’approvazione degli emendamenti al Decreto Legge 130
Grande soddisfazione: così la rete del Forum per cambiare l’ordine delle cose e la rete Grei250 accolgono l’approvazione, da parte della Commissione Affari Costituzionali, degli emendamenti al Dl 130 con cui il governo ha finalmente modificato i ‘Decreti sicurezza’ ratificati nel 2018. Una notizia importante, alla luce delle urgenze sollecitate dalle tante realtà che da mesi portano avanti un percorso di advocacy e consultazioni politiche incentrato sulla tutela dei diritti. E’ proprio nell’ambito di questo percorso che sono stati presentati dodici emendamenti al testo pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso ottobre, che finalmente interviene sulla normativa a firma Salvini approvata dal precedente esecutivo.
Dei ventitré emendamenti approvati in Commissione, cinque si riferiscono proprio alle sollecitazioni avanzate dal Forum e da Grei250. “Un successo”, commenta Ugo Melchionda, coordinatore e portavoce di GREI250, evidenziando “la capacità delle reti che hanno elaborato e proposto gli emendamenti di lavorare su piani diversi, coinvolgendo tutti gli stakeholder rilevanti, i migranti stessi e le loro associazioni innanzitutto, gli osservatori e i tecnici, ma anche giuristi, giornalisti, ricercatori e decisori politici”. Un risultato importante, figlio di “un lavoro lungo e paziente fatto senza velleità di protagonismo. Una strategia da replicare anche su altri temi”, afferma Melchionda.
– Diritto alla protezione
Approvato l’emendamento n. 1, il più importante tra quelli presentati, come fa notare Gianfranco Schiavone del Forum per cambiare l’ordine delle cose: riguarda la norma di raccordo necessaria – e finora mancante – tra l’art. 19 relativo all’impossibilità di respingere o estradare persone “verso uno Stato qualora esistano fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti” e l’art. 5 che ricorda gli obblighi costituzionali e internazionali. Una mancanza che avrebbe potuto portare a problemi in sede applicativa, scongiurati con l’approvazione dell’emendamento. “E’ stato approvato l’emendamento più importante, quello che collega gli obblighi costituzionali e internazionali di cui all’articolo 5 comma 6 ai divieti di espulsione dell’articolo 19 comma 1. Torniamo a tutti gli effetti alla terza forma di protezione come da previsione costituzionale”, afferma Schiavone.
– Soccorso in mare
La norma relativa alle operazioni di ricerca e soccorso effettuate dalle navi delle ONG ha sollevato diverse critiche. In particolare, è stata sollecitata una modifica relativa alla necessità di indicare tra gli obblighi internazionali anche la CEDU e le normative internazionali ed europee sul diritto di asilo. Modifica accolta: la norma ora fa riferimento agli “obblighi derivanti dalle convenzioni internazionali in materia di diritto del mare, della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e della libertà fondamentali e delle norme nazionali, internazionali ed europee in materia di diritto di asilo”. “E’ una modifica rilevante poiché consente di richiamare la Convenzione relativa all’obbligo di soccorso in mare, ed altre norme internazionali in materia”, evidenzia Paolo Iafrate (rete Grei250, avvocato e docente di diritto dell’immigrazione), sottolineando però la persistenza di “alcune criticità, evidenziate anche da diverse ONG”: si tratta in particolare dell’obbligo, per le navi delle organizzazioni umanitarie che effettuano operazioni di soccorso, di obbedire alle indicazioni del Centro di coordinamento competente. “Occorre evitare che le navi che abbiano osservato gli obblighi internazionali di soccorrere le persone in mare debbano obbedire a centri di coordinamento diversi da quello italiano, che potrebbero condurre i migranti soccorsi e salvati in mare in paesi di origine o transito nei quali rischiano di essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, in evidente violazione dei diritti umani”, afferma Iafrate.
– Flussi
Uno degli emendamenti proposti dal Forum e da Grei250 usciva dal solco specifico dei decreti e abbracciava il tema delle quote previste nei decreti flussi: veniva infatti richiesta l’eliminazione del vincolo delle quote stabilite nell’ultimo decreto in mancanza di programmazione triennale, sollecitando un adeguamento al reale fabbisogno lavorativo del Paese. Finalmente la Commissione Affari Costituzionali è intervenuta in tal senso, approvando la modifica. “Con questo emendamento il governo potrà emanare decreti flussi adeguati al reale fabbisogno lavorativo del Paese, senza i vincoli che negli ultimi undici anni avevano impedito ai governi in carica di determinare quote di ingresso coerenti con la realtà del mercato del lavoro”, afferma Stefania Dall’Oglio (Grei250, docente di diritto dell’immigrazione), sottolineando: “Finalmente sarà possibile riaprire canali di ingresso per lavoro legali, principale argine al traffico di migranti e alle traversate mortali del Mediterraneo”.
– Convertibilità
E’ stata inoltre approvata la modifica che prevede la possibilità di convertire il permesso di soggiorno rilasciato per cure mediche in permesso per lavoro, aggiungendolo alle categorie di permessi convertibili già previste: protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori.
– Cittadinanza
Approvata la modifica che riporta a 24 (prorogabili fino ad un massimo di trentasei) i mesi di attesa previsti per le risposte alle domande di cittadinanza. Un periodo che il decreto sicurezza aveva portato a quattro anni, abbassati a tre dal DL 130.
Le modifiche approvate dalla Commissione Affari Costituzionali rappresentano un segnale importante nella direzione di un cambiamento urgente rispetto alle politiche relative all’immigrazione e alla protezione. Ora si vada avanti con coraggio: il lavoro infatti non è terminato, ed è necessario proseguire per un reale cambiamento di passo nelle politiche legate all’immigrazione, caratterizzate da anni da un approccio securitario e volto al controllo piuttosto che al sostegno all’inclusione e ai processi di autodeterminazione. Un cambiamento che non è più rinviabile: a partire dall’accoglienza, su cui il DL 130 ha già fatto passi avanti rispetto alla normativa approvata nel 2018. Ora è necessario proseguire in questa direzione, per arrivare finalmente a un sistema di accoglienza realmente inclusivo, omogeneo su tutto il territorio nazionale, basato sull’accoglienza diffusa e sul sostegno ai percorsi di autodeterminazione. Lo evidenzia Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia Onlus: “Riteniamo sia necessario continuare a lavorare per potenziare un sistema di accoglienza diffusa basato su percorsi individuali di inclusione che tengano in considerazione, fra i vari aspetti, anche quello non secondario dell’accesso alla casa, che rimane, ad oggi, un aspetto problematico per il reale conseguimento dell’autonomia. A tal fine – ricorda Musicco – è importante promuovere anche il protagonismo delle comunità locali, che possono avere un ruolo determinante nel favorire i processi di integrazione” .
“Siamo soddisfatti e vogliamo continuare a dare voce ai territori e a dialogare con il governo” afferma Domenica D’Amico del Movimento migranti e rifugiati di Caserta, e membro fondatore del Forum per cambiare l’ordine delle cose. “Il percorso continua, e tocca nello specifico il DL 130/2020: per migliorare l’accoglienza e per restituire dignità ai migranti vittime del ‘decreto Salvini’, ma anche per superare quelle procedure ‘sommarie’ di valutazione del diritto alla protezione, che ne ostacolano la richiesta e l’ottenimento”. Procedure che, come sottolinea D’Amico, “purtroppo non toccate in nessun modo dalle modifiche proposte dal Governo”.
Della rete, in continuo ampliamento, fanno parte rappresentanti di reti e ong nazionali tra cui Rete Europa Asilo, Refugees Welcome Italia, Fondazione Migrantes, GREI250, Consiglio Italiano per i Rifugiati, e singoli attivisti di realtà locali tra i quali: forum locali di Toscana, Puglia e Campania, la rete di Bologna “sulla stessa Barca”, molti attivisti locali della rete Refugees Welcome Italia da Bergamo, Vicenza, Macerata, Pavia, Roma, Palermo, Napoli, e diversi operatori e avvocati di altrettanti centri di accoglienza (CAS e SAI) presenti in Campania (cooperativa Less, associazione per il Centro sociale), nel Lazio (cooperativa WELLcHOME – Idea Prisma 82, coop. soc. La Casa Giusta – Alternata Silos coop. soc.) e ancora in Toscana, Emilia e Liguria. Importante anche il supporto legale di soci ed esponenti di alcune associazioni di giuristi e realtà attive nell’assistenza legale come ASGI, Alterego e Pensare Migrante.