“L’accoglienza in famiglia come percorso di integrazione”: presentato a Bari il nostro progetto
Lo scorso venerdì, 27 settembre, è stato presentato ufficialmente il programma “Rifugiati in famiglia: l’accoglienza come percorso di integrazione” che ci vede sperimentare il nostro modello di accoglienza in famiglia in collaborazione con il comune di Bari, nell’ambito di un progetto di condivisione di buone pratiche finanziato dal Fondo Asilo Integrazione e Migrazione.
“Il Comune di Bari è da sempre impegnato a promuovere l’accoglienza diffusa. Questo progetto fa parte di questa visione. Il valore aggiunto è la mobilitazione dei cittadini che decidono di fare spazio, nelle loro case e nelle loro vite, ai rifugiati, per accompagnarli nel loro percorso di inclusione sociale. Il Comune sostiene l’iniziativa anche mettendo a disposizione uno sportello informativo che sarà aperto ogni giovedì dalle 15.30 alle 17.30 per chiunque voglia avere informazioni”, ha affermato Francesca Bottalico, Assessore al Welfare del capoluogo pugliese.
“L’esperienza di Refugees Welcome parte dall’intuizione che ci fosse nella società una risorsa inespressa: la cittadinanza che diventa protagonista dei processi di integrazione. E lo fa sia aprendo le porte di casa ad un rifugiato, sia donando il proprio tempo libero per facilitare l’incontro e la relazione fra chi desidera ospitare e chi ha bisogno di una casa. Questo progetto di condivisione di buone pratica è finalizzato a sperimentare in collaborazione con i comuni il nostro modello, per capire se e come può essere modificato e migliorato, ma anche a valutarne l’efficacia, grazie ad un modello di valutazione che sta elaborando l’Università di Tor Vergata”, ha proseguito Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia.
All’incontro, tenutosi presso la sede del Comune di Bari, hanno partecipato anche due famiglie ospitanti. Ecco le parolee di.. “Sono quasi otto mesi che in famiglia ne stiamo discutendo. Siamo 5 persone. Abbiamo tutti il desiderio di fare qualcosa che vada al di là delle parole, di dare un segnale e aprirci come famiglia. Sta montando una cultura dell’esclusione e desideriamo fare la nostra piccola parte. La preoccupazione è lecita, ma abbiamo messo in conto che ci potrebbero essere delle difficoltà. Per noi questa esperienza non è solo dare un tetto a chi non lo ha, ma aiutare qualcuno inserirsi nel tessuto sociale”.
“Alassane è arrivato a casa nella perplessità generale di parenti ed amici, che poco a poco, imparando a conoscerlo, hanno superato i loro pregiudizi. Non siamo una famiglia del “Mulino Bianco”, abbiamo i nostri problemi, ma desideravamo mettere in pratica una idea di solidarietà. Vorremmo aiutare Alassane a promuovere se stesso, a realizzarsi. Per questo, da insegnante, lo incoraggio sempre a leggere, ad approfondire. Ha tutte le carte in regola per arrivare dove vuole”, spiega Arcangela, che con suo marito e i figli ha accolto da qualche mese Alassane, 21 anni, del Niger. Il quale racconta: “All’inizio avevo timore di vivere con degli italiani, ma ora è passato. Grazie a questo progetto ho avuto la possibilità di incontrare questa meravigliosa famiglia. E’ una bellissima esperienza per me: sto facendo tante cose che avrei sempre voluto fare. Sto studiando, conoscendo nuovi amici. Ora ho delle persone che mi sostengono. Non pensavo che in Italia ci fosse gente così”.