Raccontiamo anche la Macerata che accoglie

Dalla coppia che ha aperto le porte di casa ad una ragazza nigeriana in dolce attesa, alla famiglia che ospita un rifugiato della Costa d’Avorio: il territorio marchigiano è uno dei più attivi della rete di accoglienza in famiglia

 

I tragici fatti di Macerata esortano le istituzioni, le organizzazioni impegnate nell’accoglienza e nei processi di inclusione, la società civile, ad assumere una responsabilità collettiva per offrire risposte a garanzia della coesione sociale e dello Stato di diritto. Coniugare sicurezza, legalità e integrazione non deve essere considerata una sfida impossibile. Accogliere e includere non è in antitesi con la più decisa condanna di ogni forma di violenza, da chiunque perpetrata a danno di altri, a prescindere dell’origine etnica di aggressori e di vittime. A un atto di barbarie, come ha detto lo zio di Pamela, non si risponde con altrettanta barbarie, ma riaffermando i principi cardine su cui si fonda la convivenza civile: la responsabilità penale è individuale, un gesto criminale viene perseguito secondo le leggi dello Stato e chi lo compie non trascina con sé le persone con la stessa appartenenza geografica, culturale, religiosa e politica.

Le parole sono importanti: auspichiamo che da ora in poi, specie nel corso di questa campagna elettorale, le forze in campo agiscano in modo più responsabile, consapevoli dell’effetto che un lessico intriso di intolleranza, xenofobia e razzismo può provocare.

Questo è un tema che ci sta molto a cuore: in due anni di attività, Refugees Welcome ha lavorato non solo per promuovere un nuovo modello di accoglienza, creando occasioni di conoscenza reciproca e contribuendo a facilitare l’inserimento dei rifugiati nella società, ma anche un cambiamento culturale, teso a modificare la narrazione mainstream dei fenomeni migratori attraverso un racconto che restituisce individualità e umanità ai migranti e rifugiati. Un percorso possibile grazie ai tanti territori che hanno aderito con entusiasmo e passione civica al nostro progetto, in primis quello di Macerata, dove il nostro gruppo è attivo da più di un anno. In questo momento, crediamo sia doveroso raccontare un’altra Macerata, spesso lontana dai riflettori, capace di aprire le porte della propria casa e donare parte del proprio tempo per costruire uno spazio di condivisione, incontro, crescita. La Macerata dove il gruppo territoriale di Refugees Welcome ha assistito una ragazza nigeriana all’ottavo mese di gravidanza, trovando una famiglia disposta ad ospitarla. È cosi che, da qualche settimana, Blessing, titolare di protezione umanitaria, vive con Lucia e suo marito, che l’hanno accolta a braccia aperte nella loro casa in provincia di Ascoli Piceno. “Da poco accogliamo a casa Blessing, una minuta e delicata ragazza di 26 anni che partorirà la sua bimba a marzo. Abbiamo deciso di fare qualcosa di concreto per qualcuno, oltre le chiacchiere, perchè bisogna mettersi in gioco in prima persona, se si vogliono cambiare le cose. Non sarà sempre facile, ma con la rete di Refugees Welcome e con le persone che qui ci vorranno aiutare, riusciremo a dare a Blessing e alla sua bimba un’opportunità per ripartire, per poi volare da sè, speriamo con meno peso nel cuore”.

La Macerata di Annalisa, nostra responsabile del gruppo locale marchigiano, che ha deciso, assieme alla sua famiglia, di aprire le porte a Toure, 23 anni, rifugiato della Costa d’Avorio. Così racconta l’arrivo del ragazzo a casa sua: “È stata davvero una giornata gioiosa perché abbiamo dato il benvenuto a Toure, ma sembrava che lui non fosse arrivato solo da 4 giorni. I ragazzi hanno riso e scherzato, utilizzando un gergo tutto loro che a volte facevo fatica a comprendere”La Macerata di Elvira e Luigi, che da luglio, ospitano Mamadou, del Gambia. “Aiutando una persona in difficoltà, si aiuta se stessi, la propria famiglia, la comunità…è semplice ed è una ricchezza per tutti”, raccontano. Infine, la Macerata di Lucio, Anna e dei tre figli Filippo, Ludovico e Matilde, i primi ad accogliere a Macerata un rifugiato, Ebrima, gambiano. L’esortazione a contribuire ad una narrazione pubblica più equilibrata va anche al mondo dei media, che guardino anche all’altra Macerata e all’altra Italia, e non si prestino alla strumentalizzazione di fatti di cronaca nera.

 

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