Quella che fino a ieri era una terribile ipotesi ora è una conferma. Sul peschereccio partito dal porto di Tobruk, in Libia, e naufragato vicino alle coste di Pylos, in Grecia, c’erano tra le 700 e le 750 persone.
A raccontarlo sono i sopravvissuti, unici testimoni di una delle più grandi stragi del Mediterraneo.
Sono 79 i corpi recuperati senza vita sino ad oggi, ma il bilancio delle vittime è provvisorio. Anche questa tragedia poteva e doveva essere evitata: l’imbarcazione era stata avvistata e le autorità allertate, ma nessuno ha prestato soccorso.
Tutto questo mentre, pochi giorni fa, gli stati membri dell’Unione europea hanno trovato un accordo sul nuovo Patto su migrazioni e asilo, che riduce ulteriormente gli standard di protezione e insiste sulle politiche di esternalizzazione delle frontiere, che hanno ampiamente dimostrato di essere fallimentari, inutili e di favorire il traffico e la tratta di esseri umani, rendendo più lunghi e pericolosi i viaggi per arrivare in Europa. Finché non saranno incrementate vie di accesso legali e sicure e si ostacoleranno i salvataggi, le persone continueranno ad affidarsi a pericolosi trafficanti e nel Mediterraneo si continuerà a morire. Questo è inaccettabile. Per questo chiediamo, al governo italiano e all’Unione Europea, di:
- creare una missione europea di soccorso e salvataggio in mare;
- ampliare i corridoi umanitari, estendendoli a tutte le zone di crisi, per permettere alle persone che hanno bisogno di protezione di arrivare in Europa in sicurezza,
- incrementare le vie di ingresso legali come visti per lavoro, studio, semplificare i ricongiungimenti familiari e ampliare la platea di chi può accedervi.
La migrazione è un fenomeno strutturale delle società contemporanee che non può essere bloccato ma deve essere gestito, garantendo accoglienza, protezione e tutela dei diritti umani per ogni essere umano.