A più di 24 ore dall’ennesima tragedia del Mediterraneo, rimane vivo il nostro cordoglio per le vittime – più di 60, fra cui diversi minori e un neonato, provenienti da Afghanistan, Iran, Iraq, Pakistan, Siria – e  si apre il tempo della riflessione.

Il naufragio di ieri altro non è che l’ultimo esito – doloroso e prevedibile – di una volontà politica che, a livello nazionale ed europeo, da anni ormai si traduce in una serie di provvedimenti finalizzati a impedire alla persone in cerca di protezione o di una vita migliore di entrare in Europa in modo sicuro e legale, ad esternalizzare il controllo delle frontiere e a criminalizzare la solidarietà e il soccorso in mare.

Solo la settimana scorsa – nonostante le protesta di gran parte della società civile e le critiche del Consiglio d’Europa che ha ritenuto il provvedimento contrario al diritto internazionale – il Parlamento ha votato, su proposta del governo, la conversione in legge del decreto 1/2023 che regola le attività delle ONG in mare. Con il Tavolo Asilo, avevamo già denunciato che questa nuova legge avrebbe aumentato il rischio di perdite di vita in mare, ostacolando il lavoro di salvataggio e assegnando come porti di sbarco luoghi lontani dalle aree di soccorso. A novembre scorso, in linea con le legislature precedenti, il governo ha rinnovato in automatico il Memorandum di intesa con la Libia, che di fatto condanna migliaia di persone migranti e rifugiate ad abusi e torture nei centri di detenzione libici e finanzia i respingimenti operati dalla cosiddetta Guardia Costiera libica. Bloccare le partenze, come il governassi propone di fare, vuol dire delegare a paesi terzi i respingimenti, in violazione del diritto internazionale.

Le politiche di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere europee degli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato di essere fallimentari, inutili e di favorire il traffico e la tratta di esseri umani, rendendo più lunghi e pericolosi i viaggi per arrivare in Europa. Finché non saranno incrementate vie di accesso legali e sicure e si ostacoleranno i salvataggi, le persone continueranno ad affidarsi a pericolosi trafficanti e nel Mediterraneo si continuerà a morire. Questo è inaccettabilePer questo chiediamo, al governo italiano e all’Unione Europea, di:

  • creare una missione europea di soccorso e salvataggio in mare;
  • ampliare i corridoi umanitari, estendendoli a tutte le zone di crisi, per permettere alle persone che hanno bisogno di protezione di arrivare in Europa in sicurezza,
  • incrementare le  vie di ingresso legali come visti per lavoro, studio, semplificare i ricongiungimenti familiari e ampliare la platea di chi può accedervi.

La migrazione è un fenomeno strutturale delle società contemporanee  che non può essere bloccato ma deve essere gestito, garantendo accoglienza, protezione e tutela dei diritti umani per ogni essere umano.

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