Modifiche “Decreti Sicurezza”: passo avanti, ma rimangono criticità.
Dopo mesi di discussioni e attese, sono finalmente ufficiali le modifiche ai Decreti Sicurezza approvati nel 2018 dal precedente esecutivo. Ieri è stato infatti ratificato il decreto-legge che introduce ‘disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare’. Un testo che apporta importanti cambiamenti all’attuale normativa, frutto soprattutto della pressione dal basso e da un lungo e costruttivo percorso di confronto con la società civile, a cui il Forum per cambiare l’ordine delle cose, di cui Refugees Welcome Italia è parte, ha dato un contributo. Queste le principali novità:
Protezione speciale
Viene reintrodotta di fatto la protezione umanitaria, con il nome di “protezione speciale”. Si prescrive il divieto di espulsione e respingimento nel caso in cui il rimpatrio determini, per l’interessato, il rischio di tortura, di subire trattamenti inumani o degradanti, di violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare dello straniero. In questi casi è previsto il rilascio di un permesso di soggiorno per protezione speciale.
Convertibilità
Il provvedimento prevede la possibilità di convertire il permesso di soggiorno rilasciato per altre ragioni, in permesso di lavoro, aggiungendo alle categorie di permessi convertibili già previste, quelle di protezione speciale, calamità, residenza elettiva, acquisto della cittadinanza o dello stato di apolide, attività sportiva, lavoro di tipo artistico, motivi religiosi e assistenza ai minori.
Sistema di accoglienza e integrazione
Modificata anche l’accoglienza per titolari di protezione internazionale e richiedenti asilo – questi ultimi nuovamente ammessi nei centro di seconda accoglienza – con l’implementazione di quello che viene definito “Sistema di accoglienza e integrazione”. Dalla prima assistenza nei centri governativi ordinari e straordinari, si passerà poi a servizi dedicati ai richiedenti protezione internazionale, e ad altri previsti per chi è già titolare.
Alcuni di queste misure, come la reintroduzione della protezione umanitaria, l’inclusione dei richiedenti asilo nel sistema di seconda accoglienza, sono sicuramente positive. Ma il percorso di cambiamento non è finito, al contrario: come detto più volte, a partire da queste modifiche è necessario intervenire con maggior forza per sovvertire l’approccio alla base della normativa. Solo pochi giorni fa ci facevamo promotori di una consultazione con varie realtà attive su tutto il territorio nazionale in processi di inclusione e tutela dei diritti di migranti e rifugiati. Un percorso condiviso volto a proseguire il confronto con il governo, nella figura del viceministro degli Interni Mauri, che abbiamo già incontrato ad agosto proprio in riferimento alle necessarie modifiche ai decreti sicurezza, e con cui prevediamo un ulteriore momento di confronto sul tema dell’accoglienza. Il Forum per cambiare l’ordine delle cose, insieme alle realtà con cui ha avviato il percorso partecipato di consultazione al fine di interagire con le forze politiche in sede di conversione dei decreti, evidenzia alcune priorità:
– è necessario rafforzare il testo in merito al riconoscimento della protezione speciale anche a chi l’ha persa o non ottenuta a causa dei precedenti ‘decreti sicurezza’: circa 100mila persone che da un giorno all’altro si sono viste cancellare il permesso di soggiorno a causa dell’eliminazione della protezione umanitaria operata dai ‘decreti sicurezza’.
– è urgente eliminare la lista dei paesi sicuri e intervenire sull’ampliamento dei reati ostativi all’inclusione in materia di protezione internazionale, previsti dal decreto sicurezza.
– è importante proseguire il percorso di elaborazione di un nuovo patto per l’accoglienza che riduca il sistema emergenziale fino ad arrivare alla sua eliminazione, attivando l’obbligo di programmazione dei servizi di accoglienza per determinati comuni, riducendo la differenziazione dei servizi per richiedenti e titolari, attivando una governance che coinvolga in modo più strutturato le regioni tanto nell’ambito dell’accoglienza formale comprendendo anche l’accoglienza comunitaria e in famiglia, che ancora non trovano strutturazione istituzionale né regolamentazione normativa, quanto nel processo di presa in carico a livello locale, dopo l’uscita della persona dal sistema, che difficilmente coincide con il raggiungimento dell’autonomia.
Destano inoltre preoccupazione la mancata riforma dei tempi di ottenimento della cittadinanza per gli stranieri naturalizzati in Italia: la precedente normativa aumentava da due a quattro gli anni necessari ad ottenere il documento. Le modifiche riducono i tempi a tre anni, ma non riportano il testo alla sua formulazione originaria, né lo migliorano ulteriormente. Riguardo al soccorso in mare, il decreto approvato interviene sulle sanzioni relative al divieto di transito delle navi nel mare territoriale. Su questo punto sono previsti diversi approcci. Da una parte si parla della possibilità di confermare il divieto su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture, nel caso in cui ricorrano motivi di ordine e sicurezza pubblica o violazione delle norme sul traffico di migranti via mare; dall’altra il divieto non si applicherà per le operazioni di soccorso, quando presente la comunicazione al centro di coordinamento ed allo stato di bandiera, con il conseguente rispetto delle indicazioni della competente autorità per la ricerca ed il soccorso. Fermi restando questi punti, rimane la sanzione prevista in caso di violazione del divieto che, richiamando il Codice di navigazione, prevede la reclusione fino a due anni e una multa da 10.000 a 50.000 euro. Eliminate le sanzioni amministrative introdotte dai precedenti decreti sicurezza. Sebbene si registrino dei miglioramenti su questo punto, preoccupa il persistere di una logica che tende a criminalizzare il soccorso in mare, perché salvare vite non dovrebbe essere considerato reato in nessuna circostanza.
Riconosciamo gli importanti passi in avanti finalmente messi in campo. Ma nello stesso momento rileviamo che molta, moltissima strada resta ancora da fare, nell’impianto stesso della normativa in materia di immigrazione. Continueremo a fare la nostra parte, con spirito costruttivo e critico.