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l’incontro fra francesco
e Modou

“Modou mi è stato presentato come un ragazzo timido, impaurito, ma avevo l’impressione che, dietro l’apparenza, si nascondessero grandi potenzialità. E non mi sono sbagliato”.

Francesco è un avvocato civilista che vive tra Palermo e Pioppo, un paesino dell’entroterra siciliano. È il mentore di Modou, un ragazzo di venti anni del Gambia, con alle spalle un bagaglio che pesa: dentro ci sono l’esperienza in Libia e la traversata in mare fino alle coste italiane. I due si sono incontrati per la prima volta a febbraio 2020 e da quel momento è nata una relazione che sta restituendo tanto ad entrambi. “Tutto è partito da un clic”, racconta Francesco. “Mi sono imbattuto in un post che parlava di questo progetto di mentorship e ho dato la mia disponibilità, perché desideravo fare qualcosa di concreto per i ragazzi che arrivano in Sicilia ancora minorenni, senza nessun adulto di riferimento. Ho provato a mettermi nei loro panni, nonostante la differenza di età, e ho pensato al senso di smarrimento e solitudine che possono provare. Fortunatamente ho del tempo libero, quindi mi sono detto: perché non partecipare?”.

Essere un punto di riferimento per un giovane migrante o rifugiato, affiancandolo e sostenendolo nel suo percorso di crescita personale e di inclusione sociale. È  proprio questo lo spirito del progetto ‘Fianco a fianco: cittadini assieme a giovani migranti” di Refugees Welcome Italia, sostenuto dall’UNICEF, in collaborazione con il Comune di Palermo.

Modou è in Italia da tre anni, è stato accolto in una comunità per minori e poi in centro di accoglienza per adulti, mentre ora condivide un appartamento con alcuni amici. Ha saputo dell’iniziativa dalla sua insegnante di italiano. “Ho pensato che potesse essere una opportunità per me. Stavo attraversando un periodo della vita in cui mi sentivo confuso, perché non sapevo cosa fare rispetto al mio futuro qui in italia, soprattutto dal punto di vista lavorativo. Sentivo il bisogno di avere qualcuno con cui parlare, e soprattutto, da cui essere ascoltato”.

Nonostante questo, Modou non nasconde che all’inizio aveva qualche timore. “Sono una persona timida e ho bisogno di tempo per aprirmi, ma io e Francesco abbiamo trovato subito una intesa. Mi ha fatto sentire a mio agio: è una persona molto alla mano che sa entrare facilmente in sintonia con gli altri. Nonostante la differenza di età, abbiamo costruito un bel rapporto basato sulla fiducia reciproca. Qui in Italia non ho i miei genitori e poter contare su di lui mi dà sicurezza”. Frequentare regolarmente un volontario locale può aiutare i giovani migranti a trovare la loro strada.

“Ci vediamo con regolarità e ci sentiamo quasi tutti i giorni” racconta Francesco. “Tra un pranzo e una cena cerco di conoscerlo meglio, di sapere qualcosa in più sul suo vissuto, ma non è semplice e rispetto i suoi tempi. Sicuramente soffre la lontananza dalla sua famiglia”. A Pioppo, il piccolo paese dove vive Francesco, ormai tutti conoscono Modou e gli si sono affezionati. Inoltre, il ragazzo ha costruito un rapporto di amicizia con uno dei figli dell’avvocato, Gianluca, che ha trent’anni e col quale Modou condivide la passione per i cavalli. Sin dall’inizio, Francesco si è prodigato per sostenere Modou nella ricerca di un lavoro. “Ho subito intuito come la questione lavorativa fosse la causa principale delle sue preoccupazioni. Aveva bisogno di rimettersi in moto e quindi mi sono dato da fare per aiutarlo. Una persona che conosco, proprietaria di un maneggio/centro sportivo, cercava qualcuno che potesse dargli una mano e così gli ho presentato Modou. Ora lui lavora lì da circa 10 mesi, ha conquistato la fiducia di tutti e presto sarà assunto”.

Del resto, l’obiettivo dell’iniziativa è proprio quello di mettere a disposizione le proprie risorse – sociali, relazionali, professionali – e un po’ del proprio tempo per aiutare ragazzi stranieri, arrivati in Italia da soli, a realizzare il proprio progetto di vita nel nostro Paese.

Della sue esperienza lavorativa, Modou racconta: “Al maneggio sto imparando tantissimo e sto scoprendo un mondo nuovo. Non avevo mai avuto modo di vedere da vicino dei cavalli. Sono animali davvero affascinanti e prendermene cura mi dà serenità. Mi piace stare con loro e lavorare all’aria aperta. Vorrei diventare istruttore e credo che, con impegno e dedizione, potrei riuscirci”. Francesco non nasconde la sua soddisfazione per il percorso di Modou in questi mesi: “È un ragazzo che ha vissuto esperienze che lo hanno segnato. È molto gratificante vedere che ora è più sicuro di se stesso e dei propri mezzi. È tornato a sperare in un futuro possibile”.

A 10 mesi dall’inizio del progetto, è tempo di bilanci. “È un confronto, una relazione di interscambio appagante. Mi piacerebbe che questo tipo di esperienze fossero conosciute di più, perché la conversazione sul tema dei migranti è inquinata da falsi luoghi comuni. Conoscere il vissuto di questi ragazzi, sentire dal vivo il racconto dell’esperienza in Libia o del viaggio in mare, è una lezione di vita. Lo dico senza retorica”.

Modou in qualche modo la sua avventura con Francesco l’ha terminata: ha ritrovato il sorriso.

“Insieme a Francesco sono felice, mi aiuta tanto. Avevo tanti pensieri che mi turbavano. In questo periodo sono cresciuto, sono cambiato, così come è diverso il mio stile di vita. Spero di trovare un lavoro stabile perché voglio rimanere a Palermo. Adesso, qui, sono finalmente tranquillo”.

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