Negli occhi di chi ha affrontato la fuga dal proprio Paese è ben visibile la sofferenza di chi ha attraversato l’inferno
Quando incontriamo questi sguardi o ascoltiamo queste storie ci sentiamo completamente impotenti, ma rendersi utili è possibile. Come? Accogliendo e aiutando altre persone ad accogliere.
Abdullahi è un ragazzo 22enne che viene dalla Somalia, dove imperversa la guerra dal 1991: è arrivato in Europa dall’Egitto, dopo aver attraversato diversi paesi africani. Durante il viaggio ha perso tanti amici, non ama ricordare questi momenti, perché sente che ancora manca qualcosa, c’è troppo dolore.
Arrivato in Sicilia è entrato nel percorso per il riconoscimento dello status di rifugiato che è durato quasi tre anni: una volta riconosciuto lo status e finito il percorso nei centri di accoglienza Abdullahi non aveva un posto dove andare e temeva di finire per strada. Aveva paura di perdere tutto quello che aveva faticosamente raggiunto.
Un operatrice del centro di accoglienza lo ha messo in contatto con Refugees Welcome Italia che gli ha presentato una famiglia disposta ad ospitarlo
Abdullahi vive ancora con questa famiglia e racconta così la sua esperienza:
Per me è stato importantissimo incontrarli. Mi hanno insegnato che anche se il colore della pelle, la cultura, la religione sono diverse, l’umanità ci rende tutti uguali. Viviamo come una famiglia, mangiamo insieme, a volte cucino dei piatti somali per loro. Mi sento a casa.
Ormai non possiamo fare più nulla per quello che ha dovuto passare Abdullahi per arrivare in Italia ma siamo riusciti ad aiutarlo a percorrere l’ultimo miglio di strada verso l’indipendenza e un futuro migliore.
Tutto questo è stato possibile anche grazie a chi ha donato a Refugees Welcome Italia.
In questo modo ci ha permesso di essere presenti sul territorio tramite i nostri gruppi locali, farci conoscere dagli operatori dei centri di accoglienza, trovare una famiglia disposta ad accogliere un rifugiato e portare avanti tutte le attività necessarie per farli conoscere.