Giulia, Amira e Tommaso: la loro vita in quarantena.
“Questo periodo di reclusione forzata a casa ci sta dando la possibilità di trascorrere più tempo insieme, a differenza di quanto succedeva prima. Abbiamo sempre avuto tutti e tre delle giornate dense di impegni, fra lavoro e studio, es era complicato incrociarsi. Ora ne approfittiamo per cucinare assieme: passiamo ore in cucina, prima ai fornelli e poi a pulire”
Giulia racconta così la nuova quotidianità che la quarantena ha imposto a lei e alle due persone con cui divide l’appartamento: Tommaso, il suo fidanzato, e Amira, una ragazza somala che da un anno vive a casa con loro. Una convivenza resa possibile dal nostro progetto “Young Together”, che promuove la coabitazione tra giovani italiani e rifugiati. “Amira prepara delle lenticcchie spaziali!” prosegue Giulia. “io posso provare mille volte, ma non mi vengono mai buone come le sue”. La cucina è infatti una delle passioni di Amira: la ragazza frequenta la scuola alberghiera e da poco ha terminato un corso di pasticceria. “Avrebbe dovuto iniziare in queste settimane il tirocinio previsto dal corso, ma, purtroppo, a causa dell’epidemia è tutto rimandato”, racconta Giulia. Nel frattempo Amira ne approfitta per concentrarsi sui suoi studi.
La convivenza nell’ambito del progetto sostenuto dalla nostra associazione è formalmente finita il 3 marzo, ma i tre ragazzi hanno deciso di continuare a condividere casa fino a settembre. “In quasi più di un anno di vita da coinquilini, posso dire che è andato tutto bene, altrimenti non avremmo deciso di proseguire. All’inizio abbiamo avuto qualche incomprensione relativa alla gestione della casa, come credo sia naturale fra persone che non si conoscono. Ma una volta che abbiamo trovato un modo per dialogare, il ghiaccio si è rotto e da lì è filato tutto liscio”.
Dopo più di un anno, è anche tempo di bilanci. A questo proposito Giulia ci racconta “Se tornassi indietro lo rifarei e anzi, continuerei a farlo anche con un’altra persona. Questa esperienza – può sembrare una banalità – ma ci ha molto arricchito, a livello personale e anche come coppia. Non condividevo casa dai tempi dell’Università per scelta, perchè sono molto gelosa dei miei spazi. Poi ho letto di questo progetto e ho pensato fosse una ottima opportunità per mettere insieme due cose: il desiderio di aiutare qualcuno in difficoltà e quello di mettermi alla prova, di superare alcune mie rigidità. E sono contenta di esserci riuscita.