Nulla è più potente della parola quando è seguita da un gesto che non la smentisce. Ho deciso di ospitare per una questione di coerenza rispetto agli ideali a cui mi sono sempre ispirato nella mia vita: la solidarietà e l’accoglienza.
Enzo
Enzo ha 82 anni, è un ex geometra in pensione e da un anno ospita nella sua casa romana Ebou, 22 anni, un giovane rifugiato gambiano. “Sono divorziato da oltre vent’anni e sto benissimo da solo”, chiarisce prima di continuare a spiegare i motivi che lo hanno spinto ad aprire le porte del suo appartamento: “Per me è un modo per tradurre in azione le cose in cui credo. Desideravo offrire ad Ebou la possibilità di trovare la sua strada e di costruirsi un avvenire in tranquillità”. Di origini pugliesi, Enzo è stato accolto anche lui nella Capitale quando era poco più che maggiorenne. “È anche un modo per restituire quanto ricevuto. Dopo il diploma sono venuto a Roma per trovare lavoro e sono stato ospitato da alcuni parenti finché non ho avuto un po’ di soldi. Anche mio padre è stato un immigrato: andò in America con il “bastimento”.
Un lungo viaggio migratorio, dal Gambia all’Italia, passando per Senegal, Mali e Libia è quello che ha condotto Ebou nel nostro Paese, dove è arrivato ancora minorenne, da solo, senza nessun adulto di riferimento. “Non ricordo dove sono sbarcato, pensavo solo a salvarmi”, ricorda il ragazzo. “Ho superato la paura più grande, che è quella del percorso lungo e pericoloso che mi ha portato qui. Sono stato mesi in Libia: per scappare da quell’inferno non avevo altra scelta che la traversata. Ci hanno messo su una imbarcazione di fortuna e ho temuto di annegare. Grazie a Dio, siamo stati soccorsi da una nave italiana”, racconta il ragazzo. “Non abbiamo parlato molto del perché è partito”, ammette Enzo, aggiungendo: “Questa esperienza mi ha fatto capire la sofferenza che si porta dietro”.
C’è ormai complicità tra i due coinquilini che insieme hanno affrontato anche il lockdown. “Siamo amici e ci siamo sempre trattati alla pari”, tiene a precisare Enzo, nonostante la differenza d’età potrebbe suggerire un rapporto simile a quello che può instaurarsi tra un nonno e suo nipote.
“Ho saputo del progetto di Refugees Welcome da un amico che aveva fatto richiesta”, ricorda Ebou. “Ho pensato che vivere con una persona italiana potesse essere una opportunità per raggiungere i miei obiettivi, visto che ancora c’erano dei passi importanti che dovevo ultimare, come la patente e il lavoro”. Dopo un anno, Ebou ce l’ha fatta: ha trovato impiego da Eataly come pizzaiolo e tra poco prenderà la patente di guida. Neanche a dirlo, il suo istruttore è proprio l’ex geometra. “Gli faccio lezioni di guida ed è diventato bravo in pochissimo tempo, anche se a volte fa ancora qualche piccolo errore”, racconta Enzo, fra le proteste scherzose di Ebou, che precisa “È lui ad essere un po’ troppo esigente come istruttore”.

L’ironia è sicuramente uno degli aspetti preponderanti della relazione fra i due. “Mi prende in giro perché sono vecchio”, dice ridendo Enzo. “La prima volta che l’ho incontrato, mi sono sorpreso che fosse un po’ più anziano di quanto mi aspettassi. Però quando abbiamo parlato ho capito che saremmo potuti andare d’accordo, perchè è una persona piena di vita e di interessi. Ho pensato: ammazza, nonostante l’età, è ancora in gamba!”, ricorda con un sorriso Ebou.
Dopo un anno, la convivenza è agli sgoccioli: a breve Ebou lascerà casa di Enzo e andrà a vivere in un appartamento con degli amici. Ha raggiunto l’indipendenza, che è l’obiettivo principale del progetto di accoglienza in famiglia di Refugees Welcome Italia. Nel frattempo, il ragazzo si è inserito perfettamente nella vita dell’ex geometra, che lo ha fatto conoscere a tutti: ai nipoti e agli amici, con i quali spesso prendono un caffè insieme. Anche Ebou ha presentato i suoi amici ad Enzo. Si è stabilita una routine – fatta anche delle cene a base di riso e cous-cous che il giovane rifugiato cucina per il padrone di casa – che sarà difficile sostituire.
La cosa che più mi è piaciuta della convivenza con Enzo? Il suo modo di vivere e affrontare la vita, sempre con uno spirito positivo. Grazie a lui ho conosciuto delle persone che non avrei incrociato, i suoi amici, la sua famiglia. Tutto questo mi tornerà utile ora che andrò a vivere da solo.
Ebou

Prima della fine della chiacchierata, c’è ancora spazio per qualche aneddoto su questo anno di vita in comune. “Enzo è un po’ negato con la tecnologia”, dice Ebou, “cerco di dargli una mano soprattutto con le applicazioni del cellulare, gli faccio da tutor”, aggiunge. “Io volevo un cellulare semplice e invece lui mi ha fatto comprare questo modello smart, più complesso. Per fortuna c’è lui che mi aiuta”, dice ridendo Enzo.
Ebou ora è focalizzato sul suo prossimo futuro in autonomia, ma sa già che sentirà la mancanza del suo attuale coinquilino: “Il mio desiderio è riuscire, un giorno, ad aprire un ristorante mio. Cosa mi mancherà di Enzo? Le nostre risate! Quando non ci sarò più, chi lo aiuterà se non riesce a far funzionare il cellulare”? “È vero”, conclude l’ex geometra.