We are hiring: addetto/a rendicontazione

Refugees Welcome Italia è alla ricerca di un addetto/una addetta rendicontazione da inserire nel proprio organico.

Inquadramento: da definire

Deadline: 3 aprile 2023

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Community Matching: presentati i primi risultati.

I risultati del programma Community Matching sono stati presentati il 21 marzo nel corso di una conferenza che si è tenuta a Palazzo Merulana a Roma. Il progetto, avviato nel 2022, promuove l’incontro tra rifugiati e comunità locali in 10 città italiane con l’obiettivo di favorire i percorsi di integrazione.

Refugees Welcome Italia realizza il progetto insieme Ciac e UNHCR Italia, grazie al sostegno dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai attraverso i fondi 8×1000. Al 31 dicembre 2022 sono stati 358 i match avviati, coinvolgendo persone di 41 nazionalità. Il programma è attivo nelle città di Bari, Bergamo, Bologna, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Parma, Roma e Torino, molti dei Comuni con cui l’UNHCR ha sviluppato importanti collaborazioni nell’ambito della Carta dell’Integrazione. L’impatto del progetto è stato misurato attraverso una ricerca che ha riguardato 115 match e ha confermato l’impatto positivo su tutti gli aspetti della vita dei protagonisti, dalla stabilizzazione lavorativa a quella abitativa, dalla salute al senso di sicurezza, dall’apprendimento della lingua, all’orientamento ai servizi e al territorio.

“La mia vita è cambiata. Così come dai accoglienza, come dai corsi di italiano, ogni rifugiato dovrebbe avere un buddy. Dovrebbe essere offerto nei percorsi d’integrazione a tutti” ha condiviso Abdulrahman Shabanah, un rifugiato residente a Roma che partecipa al programma.

I dati evidenziano infatti che, a distanza di solo sei mesi dall’avvio del percorso, il 50% dei rifugiati ha migliorato il livello di conoscenza della lingua italiana. Anche dal punto di vista della stabilità abitativa e lavorativa si è registrato un significativo miglioramento, con un aumento del 25% delle persone che hanno trovato un lavoro e del 17% di persone che hanno registrato un contratto di affitto. Infine, l’86% dei rifugiati ha riportato un aumento del loro benessere generale dovuto alle relazioni costruite attraverso il Community Matching.

“Siamo grati all’Istituto Buddista Italiano che attraverso i fondi 8×1000 ci ha permesso di realizzare il progetto Community Matching. I risultati presentati oggi ci confermano l’importanza delle relazioni sociali nel favorire l’inclusione dei rifugiati nelle comunità che li accolgono. Il programma permette loro di diventare autonomi e di contribuire all’economia come consumatori, lavoratori e imprenditori. Questo non può che portare benessere a tutta la comunità”.  Chiara Cardoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.

“Siamo orgogliosi di sostenere il progetto Community Matching dell’UNHCR, poiché siamo fermamente convinti che l’inclusione sociale degli stranieri e dei rifugiati sia un valore fondamentale per la nostra società. Il buddismo insegna l’importanza dell’integrazione delle differenze e della convivenza pacifica tra culture diverse, ed è per questo che ci impegniamo a promuovere la solidarietà e il rispetto tra le persone di tutto il mondo. I risultati raggiunti finora dal progetto sono molto rassicuranti, e ci confermano la possibilità di raggiungere gli obiettivi che abbiamo condiviso”. Anna Conti, Presidente della Commissione 8×1000 dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai.

“Riteniamo questo programma una realtà concreta che cambia la vita delle persone che vi partecipano. Sperimentiamo da diversi anni programmi come questo e non avremmo mai immaginato un simile sviluppo. È un progetto che unisce la protezione sociale, che solo le relazioni interpersonali sanno garantire specie di fronte a leggi ingiuste e discriminatorie, con una dimensione sociale che riguarda tutti. L’obiettivo è contrastare l’isolamento delle persone e l’individualismo sociale, generando nuove forme di socialità”. Michele Rossi, direttore di Ciac.

“Sono le relazioni significative che consentono a una persona di fiorire di nuovo, pur dopo molte difficoltà legate ai traumi di una migrazione forzata. Facilitare la nascita di questi rapporti di amicizia e sostegno reciproco, che altrimenti non esisterebbero, è il senso del nostro lavoro”. Fabiana Musicco, direttrice Refugees Welcome Italia.

Il report del progetto è consultabile QUI 


Nuovo decreto rischia di creare migliaia di irregolari.

Il consiglio dei Ministri, dopo la strage di Cutro, svela il peggiore degli esiti con il decreto legge 20/2023 appena pubblicato.

Non c’è nel decreto nessuna riforma per ampliare gli ingressi regolari, dal momento che lo strumento del decreto flussi esiste già da più di vent’anni con i suoi enormi limiti, in quanto si tratta, come è a tutti noto, di procedure per regolarizzare persone che sono già sul territorio nazionale. Anche la modifica della norma sugli ingressi a seguito di corsi di formazione all’estero è una scatola vuota, perché una norma in tal senso già esisteva ma non veniva applicata. Anche se si decidesse finalmente di fare tali corsi, rimane il problema irrisolto di come i lavoratori stranieri verrebbero in contatto, dall’estero, con datori di lavoro italiani disponibili all’assunzione senza aver mai conosciuto i lavoratori. Il provvedimento non presenta nessuna disposizione relativa all’ingresso di persone in cerca di protezione.

Altra norma preoccupante, che rischia di far aumentare i contenziosi giurisdizionali, rallentando il turn-over nel sistema di accoglienza già fortemente compromesso, è quella che modifica la protezione speciale, mirando a ridurne l’applicazione e ricacciando nel limbo dell’irregolarità migliaia di persone, una storia già vista con i decreti sicurezza per la quale ancora oggi scontiamo i danni. Il testo infatti elimina le migliori parti della norma vigente, nelle quali si riconosceva il diritto a una protezione per rispettodella vita privata e familiare di colui che ha radicato la sua vita nel nostro Paese, creando così disperazione e irregolarità per un numero enorme di persone la cui esistenza si cerca di “cancellare”.

Altrettanto grave la prevista limitazione delle tutele giurisdizionali per alcuni casi di espulsione e il rafforzamento della rete di strutture di detenzione amministrativa, per contrastare “l’immigrazione irregolare” che aumenterà grazie anche al nuovo decreto.

Nelle prossime ore e giorni sarà necessario definire in modo urgente un programma di iniziative in rete che possano intervenire intanto sulla conversione in legge del decreto.

Forum per Cambiare l’ordine delle cose


Sabato 11 marzo manifestazione a Cutro

Fermare la strage, subito! La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile. È solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare”. 

Si apre così l’appello sottoscritto dal Tavolo Asilo e Immigrazione, dalle rete 26 Febbraio, dalle ONG che operano SAR, reti locali della Calabria, dall’AOI, dalle tante organizzazioni locali e nazionali che hanno deciso di promuovere una manifestazione sulla spiaggia di Cutro il prossimo 11 marzo, alle 14.30, per esprimere indignazione per quanto accaduto e la solidarietà con le vittime e le loro famiglie. 

La manifestazione di Cutro è il primo importante appuntamento nazionale di un percorso di iniziative e mobilitazioni che le reti che la promuovono intendono organizzare affinché si inverta la rotta sulle politiche in tema di immigrazione in Italia e nell’UE, sottolineando ancora una volta la drammatica assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo che obbliga chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rischiare la vita. 

Invitiamo anche chi non potrà essere presente a Cutro ad indossare lo stesso giorno una “fascia bianca al braccio” per sostenere la manifestazione.
Info per appuntamenti locali e pullman su https://www.facebook.com/events/739000454604249

Qui si può leggere l’appello.


Morti in mare: l’Italia e l’Europa cambino passo

A più di 24 ore dall’ennesima tragedia del Mediterraneo, rimane vivo il nostro cordoglio per le vittime – più di 60, fra cui diversi minori e un neonato, provenienti da Afghanistan, Iran, Iraq, Pakistan, Siria – e  si apre il tempo della riflessione.

Il naufragio di ieri altro non è che l’ultimo esito – doloroso e prevedibile – di una volontà politica che, a livello nazionale ed europeo, da anni ormai si traduce in una serie di provvedimenti finalizzati a impedire alla persone in cerca di protezione o di una vita migliore di entrare in Europa in modo sicuro e legale, ad esternalizzare il controllo delle frontiere e a criminalizzare la solidarietà e il soccorso in mare.

Solo la settimana scorsa – nonostante le protesta di gran parte della società civile e le critiche del Consiglio d’Europa che ha ritenuto il provvedimento contrario al diritto internazionale – il Parlamento ha votato, su proposta del governo, la conversione in legge del decreto 1/2023 che regola le attività delle ONG in mare. Con il Tavolo Asilo, avevamo già denunciato che questa nuova legge avrebbe aumentato il rischio di perdite di vita in mare, ostacolando il lavoro di salvataggio e assegnando come porti di sbarco luoghi lontani dalle aree di soccorso. A novembre scorso, in linea con le legislature precedenti, il governo ha rinnovato in automatico il Memorandum di intesa con la Libia, che di fatto condanna migliaia di persone migranti e rifugiate ad abusi e torture nei centri di detenzione libici e finanzia i respingimenti operati dalla cosiddetta Guardia Costiera libica. Bloccare le partenze, come il governassi propone di fare, vuol dire delegare a paesi terzi i respingimenti, in violazione del diritto internazionale.

Le politiche di chiusura ed esternalizzazione delle frontiere europee degli ultimi anni hanno ampiamente dimostrato di essere fallimentari, inutili e di favorire il traffico e la tratta di esseri umani, rendendo più lunghi e pericolosi i viaggi per arrivare in Europa. Finché non saranno incrementate vie di accesso legali e sicure e si ostacoleranno i salvataggi, le persone continueranno ad affidarsi a pericolosi trafficanti e nel Mediterraneo si continuerà a morire. Questo è inaccettabilePer questo chiediamo, al governo italiano e all’Unione Europea, di:

  • creare una missione europea di soccorso e salvataggio in mare;
  • ampliare i corridoi umanitari, estendendoli a tutte le zone di crisi, per permettere alle persone che hanno bisogno di protezione di arrivare in Europa in sicurezza,
  • incrementare le  vie di ingresso legali come visti per lavoro, studio, semplificare i ricongiungimenti familiari e ampliare la platea di chi può accedervi.

La migrazione è un fenomeno strutturale delle società contemporanee  che non può essere bloccato ma deve essere gestito, garantendo accoglienza, protezione e tutela dei diritti umani per ogni essere umano.


Al via a Genova il Forum delle Traiettorie

Al via a Genova sabato 25 febbraio 2023 la prima edizione del Forum delle Traiettorie, organizzato da Refugees Welcome Italia. Venti le persone che contribuiranno, provenienti dal mondo dell’attivismo e dell’informazione e dal terzo settore; quindici le elaborazioni artistiche e creative, dalla musica alla narrativa, che culmineranno con il concerto di Natty Scotty e la band Pasticcio Meticcio, alle 16.30. Il cantautore hip hop di origine nigeriana, che affronta nei suoi brani tematiche a sfondo etico e sociale, condividerà il palco con la band genovese, celebre per le sue rivisitazioni di musiche popolari di tutto il mondo.

Il Forum rappresenta l’evento di restituzione del Progetto Casa Estia, realizzato con il supporto della Fondazione Compagnia di San Paolo e con la collaborazione di Al Chiostro SM di Castello Fondazione Luzzati Teatro della Tosse, Centro Studi Medì, USB Slang, Associazione Inquilini e Abitanti (ASIA), SOSMéditerranée, Gruppo Yoga Solidale, Associazione La Stanza, Ass. Il Limone Lunare, Arcigay GenovaApprodo Lilia Mulas, AnimArs e La Gatta Pigra.

Il Forum mira a creare uno spazio di dialogo e partecipazione dove costruire reti, confrontarsi e contribuire alla creazione di un senso di comunità inclusiva e accogliente, puntando al protagonismo delle persone con percorsi migratori.

Il programma dell’iniziativa si annuncia denso e articolato, prevedendo un’alternanza tra momenti di approfondimento e di condivisione. Si inizia alle ore 9, alTeatro La Claque in Agorà, in Vico di San Donato, con la presentazione degli obiettivi della giornata e dei risultati ottenuti a conclusione del Progetto Casa Estia.  Avviato nell’ottobre 2022, aprendo le porte di uno spazio abitativo sicuro e protetto per donne con bambini, è volto a sostenere l’azione di chi sceglie di accogliere persone con un retroterra migratorio e supportare i percorsi all’autonomia delle persone ospitate attraverso una traiettoria partecipativa. Interverranno Ilaria Caramia, Responsabile Missione “Collaborare per l’Inclusione” e Laura Fusca, Project Manager del bando Traiettorie Solidali della Fondazione Compagnia di San Paolo, insieme a Francesca Martini, referente territoriale del Gruppo di Refugees Welcome Italia – Genova, Michele Acampora, attivista e Project Manager e Mohamed Kaba, membro del direttivo di Refugees Welcome.

A seguire, Fabiana Musicco, direttrice di Refugees Welcome Italia, Mackda Ghebremariam Tesfau, dott.ssa di ricerca in Scienze Sociali sulle tematiche del razzismo, e Roberto Bertolino, psicoterapeuta del Centro Frantz Fanon di Torino, avvieranno un “Dialogo di Comunità”, proponendo alle persone presenti un percorso di riflessione su razzismo, discriminazione, diritti, relazioni e partecipazione. Parteciperanno al “Dialogo di Comunità” Soumaila Diawara, docente universitario, interprete, attivista e autore del libro “Le cicatrici del porto sicuro”, testimonianza diretta della “realtà disumana” che è la Libia ; Tay Vines, famoso youtuber, comico e autore di origine togolese, che con i suoi video racconta storie di afrodiscendenza e stereotipi con un linguaggio ironico e inviato de “Le Iene”; Marcello Pastonesi, giornalista visivo e autore di documentari e reportage sulla migrazione dal 2009; Elisa Brivio, responsabile della comunicazione di SOS Méditerranée. La comunità è poi invitata Al Chiostro di Santa Maria di Castello, dove l’Azienda Agricola Sociale “Tutti giù per terra”, il Ristorante Siriano “Allora Ristorante” ed il Ristorante Senegalese “Afrikan Ethnic”, proporranno una varietà di piatti da condividere.

Nel pomeriggio, a partire dalle ore 14, saranno costituiti tre gruppi tematici con il coinvolgimento delle persone presenti. Il primo, Abitare e vivere i luoghi, verrà animato da Alessia Giorgi, dell’Associazione AS.I.A., Ahmed Osman, responsabile dei gruppi territoriali di Refugees Welcome Italia, e terminerà con una restituzione artistica ad opera di Gregorio Giannotta, disegnatore di AnimArs. Il secondo, Diritti al Lavoro, sarà invece condotto da Federico Palacio di USB Slang e vedrà l’elaborazione artistica dell’illustratrice Alessandra Piccione, in arte La Gatta Pigra. L’ultimo dei gruppi, Relazioni, Questioni di Genere e Affettività, sarà coordinato da Federico Pontillo di Arcigay e David Usiglio del Gruppo Yoga Solidale e terminerà con l’elaborazione creativa di Maddalena Bartolini dell’Associazione La Stanza.

Per informazioni inviare una mail a: genova@refugees-welcome.it


Tavolo Asilo: il decreto legge 1/2023 non va convertito.

Il Parlamento si appresta a votare il Disegno di Legge di conversione del decreto ONG: chiediamo ai parlamentari e alle parlamentari di opporsi affinché la legge non venga approvata.

L’Italia deve garantire una maggiore tutela dei diritti delle persone in cerca di protezione e non ostacolare chi salva le persone che rischiano di morire in mare.

Il decreto ordina alle Ong di procedere allo sbarco subito dopo ogni operazione di salvataggio. Una misura che ostacola ulteriori salvataggi, contrastando con quanto sancito dall’UNCLOS, che obbliga il capitano a prestare assistenza immediata alle persone in difficoltà. A questo si aggiunge la recente prassi governativa di assegnare come porti di sbarco luoghi lontani dalle aree di salvataggio: di fatto, le Ong sono obbligate a trascorrere molto tempo in mare, con a bordo persone già in situazione di vulnerabilità, e senza poter effettuare altri salvataggi.

In assenza di uno sforzo di pattugliamento e soccorso statale italiano ed europeo, l’allontanamento forzato delle navi di soccorso delle Ong aumenta il rischio di perdita di vite umane in mare. Il decreto impone inoltre compiti eccessivi e ingiustificati al comandante della nave, che dovrebbe raccogliere i dati dei richiedenti asilo: un processo che è invece a carico degli Stati e, come evidenziato dall’UNHCR, deve essere svolto solo dopo lo sbarco in un luogo sicuro e una volta soddisfatte le necessità immediate.

Facciamo appello a tutti i membri del Parlamento italiano affinché si oppongano al decreto legge 1/2023 impedendone la conversione, e chiediamo al Governo di non intervenire con ulteriori provvedimenti contro chi pratica la solidarietà. L’Italia deve garantire una maggiore tutela dei diritti e delle persone che cercano protezione.

Con questo provvedimento l’Italia rischia un ulteriore isolamento in Europa.

Alle 14.00 di mercoledì 15 febbraio 2023, presso la Sala Cristallo dell’Hotel Nazionale, Piazza Montecitorio, Roma, è prevista una conferenza stampa con la partecipazione delle associazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione, delle ONG che operano salvataggio in mare e dei parlamentari che si oppongono alla conversione in legge del Decreto del Governo.

Per il Tavolo Asilo e Immigrazione:
A Buon Diritto, ACAT Italia, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Casa dei Diritti Sociali, Centro Astalli, CGIL, CIES, CIR, CNCA, Comunità Papa Giovanni XXIII, CoNNGI, EMERGENCY, Europasilo, Fondazione Migrantes, Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, International Rescue Committee Italia, Legambiente, Medici del Mondo Italia, Medici Senza Frontiere, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, Save the Children, SIMM, UIL, UNIRE

 




Tavolo Asilo: abrogare il DL 1/2023 e impedire modifiche legislative discriminatorie

Il Tavolo Asilo e Immigrazione esprime sconcerto per gli emendamenti presentati da alcuni rappresentanti della coalizione di maggioranza nelle Commissioni congiunte Affari Costituzionali e Trasporti della Camera, relativi al Disegno di Legge C 750 di conversione del Decreto Legge 1/2023. Esprimiamo altresì soddisfazione per la dichiarazione di inammissibilità da parte dei presidenti delle due Commissioni coinvolte.

Il provvedimento, di cui abbiamo chiesto l’abrogazione come TAI in sede di audizione alla Camera, ha infatti registrato la presentazione di un gruppo di emendamenti, dichiarati correttamente inammissibili, che avrebbero peggiorato pesantemente la disciplina sull’immigrazione e il diritto d’asilo, restringendo gli spazi di ingresso legale e alimentando l’area di irregolarità. Fra le misure proposte e respinte figurano la cancellazione della Protezione Speciale, l’aumento degli ostacoli per i ricongiungimenti familiari – canale principale di accesso regolare al territorio nazionale secondo i dati ISTAT -, l’azzeramento delle garanzie per gli stranieri in attesa di espulsione dai centri di detenzione (CPR), l’introduzione di una procedura accelerata alle frontiere che punta a impedire di fatto l’accesso al diritto d’asilo.

Si tratta quindi del tentativo, per adesso fallito, di ripristinare un approccio che distingue fra i richiedenti asilo e i titolari di protezione internazionale, nonostante le direttive europee e le Convenzioni internazionali, considerando i primi come non aventi diritto e quindi da accogliere separatamente e senza che sia prevista alcuna attività di integrazione. Pensiamo che il nostro Paese non abbia alcuna necessità di alimentare irregolarità ed emarginazione, ma che al contrario si debba concentrare sull’assicurare canali legali di accesso e sul garantire una maggiore tutela e inclusione a coloro che cercano protezione sul territorio nazionale ed europeo. Facciamo appello al governo e al Parlamento affinché si fermi immediatamente qualsiasi tentativo di portare indietro l’orologio della storia e dei diritti, e chiediamo l’abrogazione del Decreto Legge 1/23. Continueremo a mobilitarci attraverso tutti i canali disponibili in tutta Italia per dar voce a quella parte della società che non vuole arrendersi alla discriminazione e alla propaganda contro le persone migranti e contro quelle organizzazioni che si adoperano per la loro tutela. Una propaganda che rappresenta un veleno per la nostra democrazia.

Per il Tavolo Asilo e Immigrazione

A Buon Diritto, ACAT Italia, ACLI, ActionAid, Agenzia Habeshia, Alarm Phone, Amnesty International Italia, AOI, ARCI, ASGI, Baobab Experience, Centro Astalli, CGIL, CIES, CINI, Civicozero onlus, CNCA, Comitato Verità e Giustizia per i Nuovi Desaparecidos, Comunità Papa Giovanni XXIII, CoNNGI, Cospe, FCEI, Focus Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Emergency, EuroMed Rights, Europasilo, Intersos, Magistratura Democratica, Mani Rosse Antirazziste, Medici del Mondo Italia, MEDITERRANEA Saving Humans, Medici Senza Frontiere, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Open Arms, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, ResQ – People Saving People, Save the Children, Sea Watch, SenzaConfine, SIMM, UIL, UNIRE,  Un Ponte per.

 




La posizione del Tavolo Asilo sul decreto soccorsi

Come organizzazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione esprimiamo un parere nettamente negativo sul decreto legge 2 gennaio 2023, n. 1, recante disposizioni urgenti per la gestione dei flussi migratori e chiediamo al Parlamento di non convertirlo in legge.

L’unico obiettivo concreto, oltre alla criminalizzazione del salvataggio in mare e quindi delle ONG che lo fanno, al posto degli Stati, è quello di allontanare navi Ong dal Mediterraneo centrale per limitarne l’operativitàSe sono veri i dati forniti dal Viminale nel 2022 le persone salvate dalle ONG corrispondono a circa il 14% di quelle approdate sulle nostre coste, circa 14 mila persone. Allontanando le navi delle ONG dal tratto di mediterraneo che registra più morti per naufragi di tutto il pianeta, si produrranno alcune migliaia di morti in più: non è davvero accettabile che si scriva una legge il cui unico risultato saranno più mortiI dati, più volte pubblicati nel corso degli anni, mostrano come non ci sia alcun legame tra la presenza delle navi delle ONG e le partenze: si registrano partenze più o meno numerose sia in presenza delle navi che nella totale assenza delle navi. 

Dall’insediamento del governo Meloni ad oggi, le persone salvate dalle ONG in percentuale a quelle arrivate in Italia sono solo il 7%, nello stesso periodo dell’anno scorso erano il 22%. Ossia le ONG hanno salvato in % meno persone. Eppure se si guardano i dati sugli arrivi dello stesso periodo siamo passati da 16 mila circa a 32 mila, con un aumento di più del 90%. Come si intuisce non c’è alcun legame tra presenza delle ONG e sbarchi. È noto che i fattori che determinano le partenze sono in prevalenza le condizioni del mare e la volontà dei trafficanti, non certo la presenza di ONG. Chi mette in mare le persone che intendono attraversare il mediterraneo non ha certo a cuore la loro sorte.

Certo, una cosa è vera: se le persone rimangono in Libia, perché non riescono a partire muoiono. Non è accettabile, e neanche comprensibile, la ragione per la quale se muoiono in Libia, dentro i centri da noi finanziati, è meglio. Ricordiamo che in Libia vengono commessi crimini contro l’umanità nei confronti dei migranti. Lo ha detto esplicitamente di recente il procuratore della Corte Penale Internazionale dell’Aja Karim Khan. Le persone continueranno a partire comunque, con o senza le navi delle Ong, perché qualunque essere umano nelle condizioni nelle quali vivono i migranti in Libia, farebbe qualsiasi cosa per scappare, anche rischiando di morire in mare pur di non morire torturato in Libia. Va altresì sottolineato che la cosiddetta guardia costiera libica nel 2022 ha riportato in Libia circa 23 mila persone scappate dagli aguzzini libici. 23 mila persone che non hanno potuto mettersi in salvo e che, anche per nostra responsabilità, saranno finite di nuovo in posti dove, lo ribadiamo, vengono commessi crimini contro l’umanità.

Vogliamo inoltre evidenziare due dati importanti per il dibattito parlamentare su questo disegno di legge:

  • In Italia negli anni scorsi sono state ospitate anche più di 190 mila persone e al momento siamo ben lontani da quei numeri, il sistema d’accoglienza è in difficoltà, e noi che gestiamo accoglienza da sempre lo sappiamo bene, per responsabilità del Viminale. Infatti si continuano a non programmare gli interventi, nonostante la legge obblighi il governo a farlo. Senza programmazione il sistema sarà sempre in emergenza. A ciò si aggiunga che le gare delle prefetture per i cosiddetti CAS vanno deserte perché il capitolato continua a favorire i grandi centri e i soggetti che fanno utili, ossia i soggetti profit, con una spesa pro capite pro die che non consente di realizzare servizi di integrazione (per cui le organizzazioni non profit si rifiutano di accogliere se non ci sono condizioni dignitose) e perché l’aumento dei costi non consente di coprire neanche le spese di vitto, alloggio e utenze. Peraltro la legge obbliga gli Stati ad accogliere dignitosamente le persone, tutti i richiedenti asilo, e invece il nostro governo non sta ottemperando a questo obbligo di legge, alimentando situazioni di disagio sociale gravi. Siamo arrivati al paradosso che il governo non fa quello che dovrebbe e manda ai governi degli altri Paesi UE una comunicazione per bloccare i reingressi Dublino. Un comportamento anch’esso contrario alla legge.
  • In tutti questi anni il dibattito pubblico è stato sempre distorto da quella che possiamo chiamare una falsa evidenza, cioè una bugia pubblica che non necessità di dimostrazione e che anzi viene usata a dispetto dei dati reali: l’Italia è stata negli ultimi 10 anni e continua a essere uno dei Paesi che si fa carico di un numero di richiedenti asilo inferiore alla media europea.  Se venisse riformato il Regolamento Dublino, come noi auspichiamo, superando il principio del Paese di primo approdo, l’Italia non ne ricaverebbe un vantaggio sul piano della distribuzione rispetto alle presenze attuali. Nel documento che invieremo come TAI riporteremo i dati disponibili degli ultimi anni, pubblicati da Eurostat, dai quali si evince che non siamo neanche lontanamente tra i Paesi che fanno di più in relazione all’accoglienza.

Dal punto di vista strettamente giuridico, queste le maggiori perplessità emerse dall’analisi del testo in oggetto:

  • il carattere palesemente discriminatorio, e quindi di per sé privo di fondatezza giuridica, di norme che pretendono di rivolgersi esclusivamente alle navi di salvataggio gestite dalle Organizzazioni Umanitarie, e non agli altri assetti, che effettuano, come già ricordato, la grande maggioranza dei salvataggi in mare. Tale discrezionalità non può che basarsi sul presupposto, che consideriamo inaccettabile e che non è mai stato confermato da nessuna delle indagini che si sono succedute negli anni, che l’attività delle navi di salvataggio delle ONG sia generalmente illegale, e rientri nel quadro non di attività di soccorso a tutela della vita umana, ma di attività tese al favoreggiamento dei flussi migratori irregolari, quando non addirittura al traffico di esseri umani;
  • il carattere vago o del tutto pleonastico delle norme introdotte. Oltre al fatto che ci troviamo di fronte a un caso senza precedenti, in cui una norma nazionale pretende di applicarsi a navi battenti bandiera di altro stato per attività svolte in acque internazionali, ben quattro delle condizioni che il Decreto pretende di imporre alle navi delle ONG per poter sostare in acque territoriali senza incorrere in una sanzione (lettera a, c, e, f) si limitano a ripetere previsioni ovvie, già contenute nella specifica normativa internazionale;
  • anche la specifica contenuta al punto b) sull’informativa circa la possibilità di richiedere protezione internazionale sembra riformulare, anche se in modo del tutto vago, quanto già è contenuto nelle norme riguardo al diritto, per le persone salvate, di chiedere asilo una volta sbarcate in un porto sicuro. Si intravede allora in questa previsione, non necessaria, un non troppo velato intento di promuovere l’idea, oggetto di un acceso dibattito nelle scorse settimane, che le domande di asilo debbano essere presentate a bordo della nave, radicando nello stato di bandiera della stessa la competenza al loro esame. Si vuole qui sottolineare che in nessun caso il diritto internazionale marittimo individua il comandante di una nave quale autorità competente a registrare le loro domande di asilo;
  • il punto d) contiene una formulazione di scontato buon senso (il porto di sbarco assegnato è raggiunto senza ritardo), ma che sta dando origine a una prassi del tutto inaccettabile: quella di impedire i soccorsi multipli alle navi di salvataggio, ad esempio impedendo il trasbordo di naufraghi da un assetto a un altro. Appare persino ridondante chiarire che, poiché soccorrere i naufraghi è un obbligo sancito dal diritto internazionale (in particolare dall’art.98 della Convenzione UNCLOS firmata a Montego Bay nel 1982), va da sé che una nave che abbia effettuato un primo soccorso e stia dirigendosi verso il porto assegnato abbia comunque l’obbligo di soccorrere altri naufraghi, qualora sia raggiunta da una comunicazione sul loro stato di pericolo e sia in grado di poterli accogliere a bordo;
  • riflettendo ulteriormente sul tema della necessità di giungere “senza ritardo” al porto di sbarco, ne consegue che le navi di salvataggio non possono essere costrette a lunghe deviazioni per sbarcare le persone salvate. È vero che nessuna delle convenzioni internazionali fa riferimento in modo preciso alla questione della distanza del porto sicuro dal luogo del salvataggio: ma le Linee Guida dell’IMO dicono che il porto deve essere assegnato con la minima deviazione possibile per la nave soccorritrice. Questo pone la scelta di fare sbarcare i naufraghi in porti significativamente lontani dal luogo di salvataggio (come è stato recentemente il caso di Livorno, Ancona o Ravenna) in contrasto con la normativa sul soccorso, perché espone le navi delle ONG al rallentamento delle operazioni di salvataggio e a un eccessivo carico finanziario e esercita su tali imbarcazioni poteri idonei a incidere sul godimento di diritti fondamentali;
  • siamo infine allarmati dalla decisione di trasferire la competenza dalla Magistratura alle autorità prefettizie, organicamente dipendenti dallo stesso Ministero dell’Interno, in caso di ricorso avverso il procedimento di fermo amministrativo della nave.

A Buon Diritto, ACAT Italia, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Caritas Italiana, Centro Astalli, CGIL, CIES, CIR, CNCA, Comunità Papà Giovanni XXIII, Emergency, Europasilo, Focus-Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Magistratura Democratica, Medici per i Diritti Umani, Medici Senza Frontiere, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Refugees Welcome Italia, Save the Children Italia, Senza Confine, OXFAM Italia, SIMM, UNIRE

 




We are hiring: responsabile amministrativa

Refugees Welcome Italia è alla ricerca di un/una responsabile amministrativa da inserire nel team di comunicazione.

Inquadramento: contratto a tempo indeterminato

Deadline: 5 febbraio 2023

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